La menopausa è l’evento fisiologico che nella donna corrisponde al termine del ciclo mestruale e dell’età fertile.
Nella menopausa termina l’attività ovarica: le ovaie non producono più follicoli ed estrogeni (ormoni femminili principali).
Questa normale fase della vita può spesso determinare una serie di mutamenti nella donna che riguardano gli aspetti trofici, metabolici, sessuali e psicologici, con una serie di manifestazioni (sintomi) che variano a seconda della persona e possono essere più o meno marcati, ma non tutti sono collegabili alla menopausa in sé, poiché influiscono altri fattori come il contesto familiare e sociale .
I sintomi principali sono: vampate di calore, ansia, depressione, disturbi del sonno, osteoporosi, diminuzione della libido, aumento delle malattie cardiologiche.
TERAPIA
La terapia cardine è quella ormonale sostitutiva “classica “ ma con sempre maggiori cautele legate ai possibili effetti collaterali.
Nella valutazione endocrinologica andrà considerata la storia clinica della Paziente (valutando ecografie e mammografia), i sintomi e logicamente la eventuale condizione di osteopenia e/o osteoporosi che logicamente la menopausa può comportare. Si potranno utilizzare integratori che agiscono sui “sintomi “ o una terapia combinata che possa migliorare anche gli effetti indotti dalla menopausa stessa.
Le tiroiditi sono processi infiammatori della tiroide piuttosto diffusi soprattutto nella popolazione femminile e ne esistono diverse forme; si distinguono in tiroidite acute, subacute e croniche.
Titoiditi acute: sono dovute all’interessamento della ghiandola tiroidea da parte solitamente di batteri, si caratterizzano per il forte dolore locale, gonfiore, aumento degli indici di flogosi , malessere generale e solitamente a, a parte una fase transitoria, se ben curate non portano ad alterazione ormonali definitive alla tiroide.
Quelle subacute (tiroidite di De Quervain ) sono dovute solitamente a causa virale, con sintomi simile a quelli della tiroidite acute ma molto più sfumati. Possono portare ad una fase iniziale aumento degli ormoni tiroidei circolante dovuta alla distruzione di parte del tessuto tiroideo (tireotossicosi ).
Se ben curate, con di solito terapia steroidea, si risolvono senza particolari esiti sulla funzionalità tiroide anche se spesso determinano un ridotto funzionamento tiroideo ( ipotiroidismo subclinico) che andrà trattato con terapia medica sostitutiva.
Quelle croniche a cui che appartiene la tiroidite di Hashimoto ( anticorpi TPO-TGA sempre aumentati ) sono da causa autoimmune. A causa di un’anomalia del sistema immunitario i linfociti aggrediscono le cellule stesse della ghiandola tiroidea, provocando infiammazione, distruzione e riduzione della sua funzionalità: questa malattia è, infatti, la causa più comune di ipotiroidismo nei paesi occidentali.
La tiroidite di Hashimoto, che è una patologia in notevole aumento soprattutto tra le donne ,si può accompagnare a un notevole aumento di volume della ghiandola tiroidea, e nel tempo porta quasi sempre verso l’ipotiroidismo associandosi debolezza, aumento di peso, depressione, cute pallida e fredda, alterazioni mestruali ed aumento di peso.
Tuttavia spesso si presenta asintomatica e può restarlo per diverso tempo, così da rendere difficile una diagnosi.
E’ fondamentale eseguire sempre in fase pre gravidanza un prelievo per escludere la presenza anche asintomatica di tale tiroidite in quanto può portare un aumentato rischio di abortività se non trattata.
La causa scatenante è sconosciuta, anche se esiste una percentuale di rischio connessa alla familiarità.
Inoltre, diversi studi hanno evidenziato come una carenza di selenio possa attivare una tiroidite autoimmune in soggetti predisposti. L’azione regolatoria svolta da questo oligoelemento nei confronti del sistema immunitario è infatti in grado di prevenire il malfunzionamento della ghiandola tiroidea.
Il trattamento va iniziato in caso di sviluppo di ipotiroidismo e prevede una terapia sostitutiva con ormone tiroideo da seguire continuativamente per tutto il corso della vita.
Il motivo per cui si scateni è ignoto, anche se si sa che la familiarità incide in modo importante e alcune condizioni fisiologiche naturali, tra cui la gravidanza e la menopausa, sembrano favorire l’insorgenza del disturbo.
Non a caso questa malattia colpisce soprattutto le donne.
Come anticipato, la causa di questa disfunzione endocrina è di natura autoimmune. I linfociti T, globuli bianchi del sangue che fanno parte del nostro sistema di difesa dagli agenti patogeni, si infiltrano nella tiroide attaccandola e contrastandone la funzionalità.
Progressivamente questa ghiandola si distrugge, con un peggioramento graduale dei sintomi.
Come curare la tiroidite di Hashimoto? La malattia non guarisce, ma si può tranquillamente ripristinare la funzionalità tiroidea attraverso la terapia ormonale sostituiva da seguire a vita.
E’ possibile nelle prime fasi della malattia provare ab abbassare gli anticorpi anti tiroide con una terapia specifica non di natura ormonale.
Il problema collaterale è che quando per colpa degli anticorpi antitiroide, la funzionalità tiroidea si riduce avremo un sovvertimento dell’architettura ghiandolare della tiroide che sotto l’effetto dell’ormone TSH (che normalmente tende sempre ad aumentare dell’Hashimoto) può portare a formare noduli ed il gozzo.
Se invece la malattia viene diagnosticata e ben curata la tiroide si atrofizzerà come dimensioni, non formerà noduli e il Paziente non avrà più sintomi perche in terapia sostitutiva con ormoni tiroidei (Vedi terapia con ormoni tiroidei).
Anche l’età di insorgenza dell Hashimoto influenza la terapia e se questo accade in giovani donne che dovranno avviare una gravidanza può determinare poliabortività, subfertilità ; da ciò ne deriva che tutte le donne in fase di pre gravidanza dovranno effettuare dosaggio di Ft4-TSH-TPO e TGA !!! (vedi Tiroide e gravidanza )
Attenzione alla gravidanza in quanto si è visto che gli anticorpi TPO-TGA che sono sempre elevati in caso di tiroidite di Hashimoto, e che se ancora la tiroide funziona normalmente non danno nessun segno clinico, si associano ad un aumentato rischio di abortività; per cui in chi deve iniziare una gravidanza è consigliabile effettuare una terapia specifica.