La carenza nutrizionale di iodio rappresenta un grave problema sanitario e sociale che interessa un numero elevato di persone in vari paesi del mondo compresa l’Italia.
La carenza di iodio compromette la funzione tiroidea e si traduce in quadri morbosi, predisponendo a varie malattie dal gozzo all’ipotiroidismo.
L’apporto giornaliero di iodio raccomandato ( FAO – WHO ) è di 150 mcg/die per gli adulti, 90 mcg/die per i bambini al di sotto di 2 anni e 250mcg /die nelle donne in gravidanza ed allattamento.
Gli alimenti presentano un contenuto di iodio variabile ; i prodotti ittici ( 100mcg/100mg ), il latte (10-20 mcg/100mg ) sono quelli con il livello di iodio più elevato mentre cereali, vegetali e carni contengono bassi livelli di iodio ( tra i 5 e i 9 mcg /100 mg )

Particolare attenzione va posta nel caso di gravidanza, se infatti il fabbisogno giornaliero è di circa 150 mcg/die , questo in gravidanza aumenta radicalmente a 250 mcg/die.
Il gozzo è la malattia tiroidea più diffusa nel mondo. Secondo i dati dell’OMS, 1 miliardo di persone al mondo sono affette da tireopatie e di queste oltre 200 milioni sono malate di gozzo.
In Italia si stima un’incidenza del gozzo maggiore del 10 % della popolazione, con un impatto economico di 150 milioni di Euro all’anno. Nella popolazione giovanile il gozzo interessa almeno il 20 % delle persone. Questo pone il nostro paese nella situazione di endemia gozzigena secondo la definizione dell’OMS (presenza di gozzo in oltre il 5 % della popolazione).
Ricordiamo come lo iodio che è elemento fondamentale per la corretta funzionalità della tiroide non provenga come si creda dal mare, ma direttamente dalla nostra terra ; ossia la quantità di iodio che arriva a noi dipende dalla quantità di iodio presente nelle rocce della nostra regione in quanto l’acqua piovana passando attraverso le rocce si arricchisce di tutta una serie di minerali tra cui appunto lo iodio;
l’acqua finisce poi alle piante , ai vegetali, alle coltivazioni, agli animali , ai bacini idrici e direttamente al nostro rubinetto di casa ; in liguria e piemonte le rocce sono povere di iodio per cui nonostante la vicinanza al mare sono regioni a carenza iodica.
Questa determina il fatto che le malattie tiroidee cliniche e subcliniche possono colpire fino al 30% della popolazione.
L’apporto giornaliero di iodio raccomandato ( FAO – WHO ) è di 150 mcg/die per gli adulti, 90 mcg/die per i bambini al di sotto di 2 anni e 250mcg /die nelle donne in gravidanza ed allattamento.
Gli alimenti presentano un contenuto di iodio variabile ; i prodotti ittici ( 100mcg/100mg ), il latte ( 10-20 mcg/100mg ) sono quelli con il livello di iodio più elevato mentre cereali, vegetali e carni contengono bassi livelli di iodio ( tra i 5 e i 9 mcg /100 mg )
Particolare attenzione va posta nel caso di gravidanza, se infatti il fabbisogno giornaliero è di circa 150 mcg/die , questo in gravidanza aumenta radicalmente a 250 mcg/die
Il deficit iodico è causa riconosciuta di danno cerebrale nel feto in via di sviluppo. Sebbene si pensi che questo problema sia presente solo nei paesi sottosviluppati, in realtà una condizione di deficit iodico di grado lieve-moderato è ampiamente diffusa in molte aree dell’Europa, in particolar modo in quei paesi, come l’Italia, nei quali la supplementazione iodica non è obbligatoria.
Va ricordato che lo Iodio è un componente chiave negli ormoni tiroidei, i quali svolgono un ruolo cruciale per la sviluppo cerebrale del feto.
Bath SC et al. hanno pubblicato nel Maggio 2013 su Lancet un importante studio condotto in Inghilterra, che ha valutato l’associazione fra deficit iodico lieve-moderato in gravidanza e quoziente intellettivo (QI) nella progenie (1). Lo studio ha valutato la Ioduria in una coorte di circa 1000 donne entro il primo trimestre di gravidanza.
Le pazienti sono state suddivise in due gruppi in rapporto alla Ioduria (espressa come rapporto con la creatininuria): minore o maggiore di 150 μg/g. È stata quindi valutata l’associazione fra Ioduria materna e QI nei rispettivi bambini a 8 anni di età, e capacità di lettura degli stessi a 9 anni.
I bambini nati da madri con deficit iodico presentavano un peggior punteggio nel QI nelle perfomance verbali e nella capacità di lettura rispetto ai bambini nati da madri con adeguato apporto iodico. Inoltre, i dati dello studio hanno evidenziato una correlazione diretta fra Ioduria materna e QI del bambino, dato che indica che una ridotta performance intellettiva del bambino non è confinata solo ai casi di madri con deficit iodico marcato (< 50 μg/g), ma è presente, in misura proporzionale, anche nei bambini nati da madri con Ioduria bassa, compresa fra 50-150 μg/g.
Se è vero da un lato che una differenza di 2 o 3 punti in termini di QI possa apparire trascurabile, va però considerato che un più scarso sviluppo cognitivo è associato a più scarsi risultati scolastici, più bassi livelli di istruzione, e minori guadagni in età adulta.
È necessario sottolineare quindi che il deficit iodico rappresenta un tema di salute pubblica, soprattutto per le donne in età fertile; risulta chiaro quanto sia importante attuare ogni strategia che miri al raggiungimento di un adeguato apporto giornaliero di iodio in gravidanza, pari a 250 μg al giorno, come suggerito dalla WHO
– da “il Giornale” del 24 settembre 2014
– da “il Giornale.it” del 24 settembre 2014
– da “Corriere Della Sera” del 25 settembre 2014